Di Simone Lombardini.
Dopo le manifestazioni del 15 marzo, il Sole24 ORE, giornale di Confindustria che fino a prova contraria rappresenta quelli che in qualche modo inquinano, scrive un articolo di denuncia invece sull’economia dei consumi (come se un’economia potesse funzionare senza consumi!)[1]. Prima ancora arriva il neo segretario del Pd, Zingaretti che dedica la sua vittoria alla svedese Greta Thunberg[2]. A chiudere il circo della comunicazione mainstream, come ormai di consueto, è infine il presidente della Repubblica Mattarella, che a differenza del suo stile sempre moderato ed equidistante, non usa mezzi termini: il mondo è sull’orlo del precipizio[3].
Se è vero che l’amico del mio nemico è mio nemico, allora qualcosa di tutta questa vicenda puzza. In fondo, si intuisce sin da subito che qualcosa non torna; è dal 1972 che il club di Roma denuncia i limiti dello sviluppo eppure chiunque osi metti in discussione il paradigma della crescita è sinora stato messo all’angolo dal sistema mediatico. È davvero credibile che le semplici buone intenzioni di una ragazzina isolata, seduta davanti al parlamento per qualche settimana possano bastare a trascinare per le piazze di tutta Europa milioni di giovani? Possono bastare per essere ricevuti a parlare di fronte al parlamento svedese? Per prendere la parola di fronte alla 24esima conferenza internazionale sul cambiamento climatico (davanti peraltro ai principali inquinatori del mondo)? Per essere candidata al premio Nobel per la pace? Troppi successi in troppo poco tempo, sarebbe bello se fosse davvero tutto spontaneo, ma non è realistico. Partiamo dai dati, vediamo chi c’era dietro la povera ragazzina svedese.
Secondo Andreas Henriksson, giornalista d’inchiesta svedese, c’è chi sull’immagine di questa ragazza ci avrebbe marciato[4]. Tanto per cominciare la madre di Greta non è una sconosciuta: è la celebre cantante Malena Ernman, che nel 2009 partecipò all’Eurovision e vanta diverse apparizioni televisive[5]. Quattro giorni dopo la prima manifestazione silenziosa di Greta, il 24 agosto 2018, guarda caso, esce l’ultimo libro dei suoi genitori, “Scenes from the Heart” che racconta i dettagli della vita privata della coppia e della figlia[6]. Quale migliore campagna pubblicitaria per il libro, allora, se non rendere la figlia una star internazionale dell’ambientalismo? Anche qui non è pensar male: come lo ammettono loro stessi, i genitori di Greta si sono rivolti al famoso pubblicitario Ingmar Rentzhog per lanciare il loro libro[7]. Così, la trovata del pubblicitario, è stata quella di documentare l’attivismo di Greta sin dalla sua prima manifestazione per renderlo virale in rete. Ma c’è di più: Rentzhog ha sfruttato l’immagine della ragazzina per promuovere anche la sua start-up di cui è fondatore: We Do not Have Time. Rentzhog inoltre, nel maggio 2018, è stato assunto come presidente e direttore del think tank Global Utmaning, che promuove lo sviluppo sostenibile[8]. Il fondatore del Global Utmaning, ovvero il capo che ha assunto Rentzhog, è nientemeno che Kristina Persson, figlia del miliardario svedese ed ex ministro socialdemocratico dello sviluppo strategico e della cooperazione tra il 2014 e il 2016. Attraverso l’analisi dei suoi tweet del think tank, Henriksson deduce un forte impegno politico alla vigilia delle elezioni europee, da parte della Persson e quindi di Rentzhog, a favore, guarda caso, di un’alleanza larghissima, che andrebbe dai socialdemocratici alla destra svedese, e tesa ad escludere genericamente i “nazionalismi” (ergo, i populismi) emergenti un po’ ovunque in Europa e nel mondo.
Sino a questo punto della storia, la ragazzina è quindi già stata sfruttata sia dai genitori, sia da un pubblicitario. Ma dietro ci sono poteri molto più forti. Nel suo discorso al Cop24, Greta, infatti, esordisce dichiarando di parlare a nome di Climate Justice Now (CJN). Climate Justice Now è un network globale di organizzazioni che lottano contro il cambiamento climatico. Tra i finanziatori di CJN c’è Friends of the Earth (FOE), un altro network di organizzazioni ambientaliste presente in 74 paesi diversi. A sua volta la FOE è stata fondata da David Brower grazie ai finanziamenti, tra gli altri, dal ricco petroliere Robert Anderson, legato all’Anspen Institute, al CFR, e a sua volta finanziato dai Rockefeller, al cui club lo stesso Brower era iscritto[9]. Insomma, come era verosimile, dietro a Greta ci sono gli alfieri della diplomazia americana neo-con, nonché l’espressione del globalismo più intransigente[10].
Con simili “egregi” nomi a sostegno di questa nuova ondata di proteste, l’iniziativa di Greta non poteva che essere un successo. Se una protesta fosse davvero pericolosa, d’altronde, verrebbe combattuta aspramente dal sistema: proprio in questi giorni esce al cinema la pellicola Peterloo, di Mike Leigh, che rievoca uno degli episodi più infamanti della storia britannica: a pochi anni dalla fine delle guerre napoleoniche, il 16 agosto 1819 (da qui la voluta assonanza con Waterloo) una folla di sessantamila persone, uomini e donne, bambini, che chiedeva riforme sociali e una legge elettorale più rappresentativa, venne ferocemente assalita dalla cavalleria. Alla fine della giornata si contarono centinaia di feriti e almeno 15 morti.
Se abbiamo smascherato gli attori di questa farsa mediatica, resta da chiarire il movente. Tutto questo sconquasso e questa rete di finanziamenti non sono stati mossi a vuoto. cui prodest?
Innanzitutto, lo scopo più marcatamente evidente è creare una ulteriore frattura sociale: questa volta tra gli adulti irresponsabili e le nuove generazioni senza futuro. A dirlo è la stessa Greta che al termine del corteo degli studenti organizzati da Fridays for Future ha dichiarato che: “Siamo arrabbiati perché le generazioni più vecchie ci stanno rubando il futuro e non lo accetteremo più. […] Noi continueremo finché non faranno qualcosa, saremmo pazienti perché è il nostro futuro ma se non faranno niente, dovremo fare qualcosa noi, e lo faremo”. Non si tratta di qualcosa di nuovo. In realtà, già al tempo della Brexit i giovani, per bocca dei giornali, avevano accusato i “vecchi” di egoismo. Il nostro avversario, ben consapevole del divide et impera, sta cercando di dipingere il quadro di un conflitto insanabile intergenerazionale, allo scopo di rendere i rapporti umani tra genitori e figli ancora più labili e distaccati, per lasciare tutti gli individui, vecchi e giovani, ad affogare nella società liquida sans frontières. Come, peraltro, se la devastazione del tessuto familiare europeo degli ultimi decenni non avesse già compromesso a sufficienza la stabilità affettiva delle famiglie verso i propri propri figli.
Un secondo scopo è certamente nascondere i reali responsabili della devastazione ambientale dietro un anonimo collettivo che colpevolizza tutti e quindi, al contempo deresponsabilizza i veri colpevoli, che possono così rigettare l’effetto del loro operato sul senso di colpa collettivo, senza essere chiamati pubblicamente a pagare per i loro crimini. Il problema ambientale certamente esiste, ma non nei termini con cui il Potere imposta il discorso. Sicuramente è un problema l’impronta ecologica dell’uomo intendendo con questo, ad esempio, lo sfruttamento selvaggio delle aree di pesca (esaurite per ¾ nel mondo), l’estinzione di specie animali 1000 volte più velocemente a causa dell’attività umana, l’eccessivo consumo di carne, la degradazione dei terreni coltivabili, lo svuotamento di fiumi e laghi, l’esaurimento delle fonti di energia non rinnovabili e infine l’esaurimento delle risorse naturali[11]. Tuttavia, mentre l’impronta ecologica è un fenomeno certo, documentati e senza dubbio causato dall’uomo, l’origine e la misura del riscaldamento climatico antropico sono invece molto più controversi, e legati ai test nucleari condotti durante tutto il ‘900 (2418 esplosioni)[12]. Eppure, le manifestazioni hanno ignorato generalmente il problema dell’impronta ecologica contestano solo il presunto riscaldamento globale da CO2. Anche questo non è neutrale; contestare l’impronta ecologica, infatti, metterebbe in discussione l’intero sistema capitalistico, mentre la riduzione della CO2 no, perché basterebbe qualche regolamento in più. La vera causa della devastante impronta ecologica umana è né più né meno il nostro modo di produrre (e quindi anche di vivere le relazioni sociali), ovvero quello che chiamano libero mercato, che per sua costituzione depreda le risorse della Terra, nell’ottica del profitto immediato, senza quindi alcuna logica di preservazione ciclica. Un sistema che per sopravvivere deve accrescere senza sosta le merci prodotte, in un mondo che invece ha risorse finite. Sinché l’obiettivo delle imprese resterà la remunerazione del capitale privato investito, sarà pertanto impossibile parlare di sfruttamento razionale delle ricchezze della Terra, perché questo richiederebbe sia una logica di lungo termine, sia una programmazione economica, che sono entrambe antitetiche al regime di libero mercato.
Non a caso, i canali ufficiali che hanno proposto la manifestazione, non hanno lanciato alcuna protesta anticapitalistica; si è chiesto ai giovani di scendere in strada a protestare ma non gli si è fatti interrogare sulle reali cause del problema per il quale stavano manifestando. E questo rientra perfettamente nell’educazione politica giovanile che il Potere ha condotto da dopo il 1989: una militanza disimpegnata, fatta di piazzate del tutto occasionali, priva di formazione politica e culturale, movimentista e quindi priva anche di organizzazione, senza alcuna disamina seria delle cause che inducono a manifestare e senza proposte chiare e concrete da rivendicare. Queste operazioni servono anche a educare i giovani a manifestare a casaccio, così da poterli spostare come pedine a proprio uso e consumo.
Il terzo scopo nell’orchestrare queste grandi proteste è una imponente operazione di distrazione di massa: incanalare la rabbia delle giovani generazioni sul binario morto del riscaldamento climatico. L’obiettivo è distogliere l’attenzione dei giovani dalle reali cause che minacciano il loro futuro: dal fatto che non avranno un lavoro, che i loro titoli di studio non varranno nulla, che nella migliore delle ipotesi saranno precari a vita e sottopagati, che non avranno accesso a un sistema sanitario nazionale pubblico, gratuito e di qualità per tutti e che non riusciranno a formarsi una famiglia perché dovranno viaggiare in giro per l’Europa a caccia di lavoro, o peggio perché saranno stati confusi e indottrinati dagli stregoni della propaganda LGBTQ+. Di fronte a tutto questo, appaiono preoccupati principalmente dalle emissioni di CO2, dagli hamburger e da qualche cartaccia per terra!
Ma se Greta si fosse seduta di fronte al parlamento svedese con un cartello che inneggiava al diritto per tutti di un lavoro sicuro, pagato e vicino al proprio luogo natio, avrebbe avuto lo stesso successo? Se su quei cartelli avesse chiesto la nazionalizzazione delle banche centrali e il diritto degli stati di emettere moneta propria, non gravata dal debito, sarebbe stata ascoltata? Se su quel cartello avesse rivendicato la smobilitazione delle truppe NATO dislocate in tutta Europa e la fine delle ostilità con la Russia e la Cina, sarebbe stata ascoltata?
La risposta la ricaviamo indirettamente osservando come i media hanno descritto la protesta dei gilet gialli: mentre il movimento francese, dichiaratamente contro l’austerità e contro la troika, per il ripristino dei diritti sociali e del lavoro, è stato dipinto come un’orda barbarica di violenti, addirittura fascisti, le manifestazioni dei giovani ambientalisti sono state subito acclamate con giubilo da tutta la stampa mainstream[13]. E questa è la prova del nove di ciò che stiamo dicendo.
Un ambientalismo come lo abbiamo visto lo scorso 15 marzo, è sterile perché non mette in discussione i rapporti di forza capitalistici che sono la principale e reale causa dell’impronta ecologica umana. Inoltre, quel tipo di ambientalismo, che ne sia consapevole o meno, è figlio di una visione malthusiana dell’Uomo, da cui vengono poi propinate le aberranti teorie che interpretano l’uomo come un parassita dannoso per il Pianeta, che disprezzano la vita umana e che arrivando addirittura, in certi casi, ad augurarsi la fine dell’umanità stessa per salvare la Terra.
La verità che nessuna di queste organizzazioni e nessuno dei media racconta, invece, è che la cura del pianeta non può essere, senza al contempo la cura dell’uomo; se gli esseri umani non sanno amare nemmeno i propri simili e vivere con essi pacificamente, come potrebbero amare piante e animali? Se gli uomini continuano a fabbricare armi, a farsi la guerra, se continuano a sfruttarsi gli uni con gli altri, a rivaleggiare di continuo per il successo personale, nel piccolo come nel grande, come potrebbero essere pronti a prendersi cura della Terra? La contraddizione è lampante; e infatti chi non combatte per prime le ingiustizie sociali, individuando la società di mercato come nemico numero uno per ripristinare il rispetto della dignità umana, tenderà a scivolare rapidamente in una forma di ambientalismo collettivistico, incapace di individuare i responsabili, e al contempo perfettamente indifferente alla sofferenza umana causata dalla ingiustizia sociale.
Infine, c’è un quarto e forse più importante motivo dietro quest’improvvisa onda verde: sdoganare le cause dei problemi ambientali, per promuovere soluzioni che si occupano solo di sanarne gli effetti. In altre parole, si tratterebbe di una operazione finalizzata a introdurre e fare accettare le tecniche di geoingegneria, attraverso il noto processo della finestra di Overton. Neanche a farlo apposta l’11 marzo, 4 giorni prima delle manifestazioni, esce su una prestigiosa rivista scientifica un articolo academico dell’università di Harvard che prende sul serio l’ipotesi di irrorare l’atmosfera terrestre di metalli pesanti per schermare i raggi solari e fermare il riscaldamento globale (Solar Radiation Management)[14]. La conclusione dei ricercatori è che la geoingegneria solare (se utilizzata a giuste dosi) potrebbe dimezzare l’incremento delle temperature senza peggiorare le condizioni climatiche complessive. D’altronde, da anni si stanno sviluppando le armi climatiche (ricordiamo Owing the Weather 2025) e quindi diventa sempre più difficile tenerne gli effetti nascosti alle persone[15]. Per tranquillizzare tutti e addossare allo Stato le enormi spese delle tecnologie geoingegneristiche, quale modo migliore allora, se non sfruttare il movimento ambientalista mondiale?
E nessuno, infatti, tra tutti quei manifestanti, nessuno aveva nulla da dire contro l’ultima trovata della geoingegneria, che passa sotto il nome di 5G. Eppure questo sì, sarebbe un vero e pericolosissimo inquinamento elettromagnetico dell’ambiente in cui viviamo, rendendo impossibile la vita ai soggetti affetti da sensibilità chimica multipla e moltiplicandone esponenzialmente i casi[16].
I recenti fatti di Greta Tunthberg rivelano anche il tragico spaccato della condizione morale delle nostre società. La manipolazione mediatica è arrivata a toccare il suo punto più basso, sfruttando in modo pervertito e deliberato l’immagine innocente dei bambini, per suscitare emozioni forti negli adulti, e far passare così le scellerate politiche dell’agenda mondialista. C’è chi a proposito di questo fenomeno ha parlato giustamente di pedolatria (l’egregio professor Enzo Pennetta). La pedolatria è l’ultima frontiera del giornalismo mediatico di regime, perfettamente funzionale a irreggimentare un consenso emozionale (e mai ragionato) e basato sul senso di colpa collettivo. Greta non è che l’ultimo caso di una ormai lunga serie di episodi dallo stesso copione. Prima di lei, infatti, è arrivata la baby vegana a chiedere al Papa di fare una quaresima vegana con l’iniziativa “Million dollar vegan”. Poi è sorto il caso di Emma, la bambina di 8 anni che attraverso il Corriere della Sera dichiarava: “io al Quirinale mi impegno a pulire Roma”. In Belgio le studentesse fiamminghe Anuna De Wever, 17 anni, e Kyra Gantois, 19, dall’inizio del 2019, ogni giovedì a Bruxelles portano in piazza migliaia di giovani sempre (e solo) per questioni ambientali. La 22enne tedesca Luisa Neubauer, studentessa alla facoltà di geografia dell’Università di Goettingen, a scuola finita, ha iniziato a scrivere per il magazine di Greenpeace (ignorando che tra i finanziatori c’è la multinazionale del petrolio Shell), divenendo presto un’influencer. Infine, c’è la beniamina delle giovani leader ambientaliste americane, Alexandria Villasenor, che ha addirittura solo 13 anni. Studentessa di scuola media, è diventata anche lei un punto di rifermento del movimento di protesta per la tutela dell’ambiente[17].
È un’indecenza senza precedenti l’arruolamento di minori inconsapevoli in campagne propagandistiche di massa; dovremmo essere saltati tutti dalla nostra sedia come una furia incontenibile di fronte a questo spettacolo vergognoso. Sembrano del tutto dimenticate le parole di chi, 2000 anni fa, gridava: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.” (Mt 1, 6).
La vicenda di Greta e delle altre bambine coinvolte in questa operazione di spin, misurano la cifra di tutta la decadenza, il degrado e la mediocrità del nostro tempo.
Tuttavia, in questa valle di lacrime, una nota positiva forse c’è. Anche se in modo manipolato, i giovani sono scesi per le strade animati da una passione sincera, come mai da decenni. Nessuno può sapere a priori come evolveranno le cose; è anche possibile, sebbene per adesso sembri remoto, che la situazione sfugga al controllo dei mondialisti e che i giovani, a forza di incontrarsi ogni venerdì, inizino a fare formazione, a darsi organizzazione e a reclamare anche la giustizia sociale. In fondo pure Greta nel suo discorso ha dichiarato che “la nostra civiltà intera viene sacrificata per il privilegio di un numero ristretto di persone che continuano ad aumentare la loro enorme ricchezza”. Se questo accadrà però è solo compito nostro: dovremo allora essere tra le masse e con le masse, prendere la parola durante queste manifestazioni e provare a raddrizzarne la linea politica, annullando così quella manipolazione originaria da cui sono state contaminate. Se sapremo contribuire ad incanalare il sacrosanto entusiasmo e la passione giovanile verso proteste sempre più consapevoli e rivoluzionarie, tutto diventa possibile.
[1] https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-03-14/fridaysforfuture-cos-e-maxi-sciopero-ambientale-contro-cambiamenti-climatici-125719.shtml?uuid=ABN5V1dB; https://alleyoop.ilsole24ore.com/2019/03/15/sciopero-clima/
[2] https://www.vistanet.it/cagliari/2019/03/04/zingaretti-dedica-la-vittoria-a-greta-thumberg-la-16enne-svedese-che-lotta-per-lambiente/
[3] https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-03-12/il-richiamo-mattarella-ambiente-siamo-orlo-una-crisi-climatica-globale-142037.shtml?uuid=ABKeEEdB
[4] https://www.spiegel.de/plus/ist-greta-thunberg-eine-pr-marionette-a-83fbe5dd-b300-44a2-89f6-f873e19bae6e
[5] https://www.youtube.com/watch?v=xE9Pl3mqRbo
[6] https://www.njus.me/se/nyheter/read-and-listen/0/894566/malena-ernman-portrays-privacy-in-a-new-book
[7] http://www.occhidellaguerra.it/ecco-chi-ce-davvero-dietro-greta-thunberg/
[8] https://en.globalutmaning.se/
[9] https://en.wikipedia.org/wiki/David_Brower
[10] https://en.wikipedia.org/wiki/Robert_Orville_Anderson; https://atomicinsights.com/smoking-gun-robert-anderson/
[11]Rhett A. Butler, “Brazilian beef giant announces moratorium on rainforest beef”, Mongabay, 13 agosto 2009; Susan S. Lang,“’Slow-insidious’ soil erosion threatens human health and welfare as well as the environment, Cornell study asserts”, Cornell Chronicle, 20 marzo 2006; WTRG economics, 2014; Home, documentario.
[12] https://www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/greta-thunberg-prof-contrario-1.4498749; https://it.wikipedia.org/wiki/Controversia_sul_cambiamento_climatico; http://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/carbon-capture/teoria-del-cambiamento-climatico-cosa-ce-di-sbagliato/; Rosalie Bertell, “Pianeta Terra ultima arma di guerra”, Trieste: Asterios, 2018.
[13] https://www.linkiesta.it/it/blog-post/2018/12/03/gilet-gialli-3-pregiudizi-da-sfatare-prima-di-parlarne/27549/
[14] https://www.lettera43.it/it/articoli/scienza-e-tech/2019/03/14/scie-chimiche-geoingegneria-riscaldamento-globale/230109/?fbclid=IwAR0Qh79AcIE3PTl9xI7Fj7vN6XjNIrYVzEOXar78JURL7COLykSQ1kB7loc; Peter Irvine, Kerry Emanuel, Jie He, Larry W. Horowitz, Gabriel Vecchi, David Keith, “Halving Warming with idealized solar geoengineering moderates key climate hazards”, Nature Climate Change, 11 marzo 2019.
[15] Tamzy J. House, James B. Near Jr., William B. Shields, Maj Ronald J. Celentano, Maj David M. Husband, Maj Ann E. Mercer, MajJames E. Pugh, Weather as a Force Multiplier: Owing the Weather in 2025, Air Force 2025, agosto 1996.; Edward Tellere, Roderick Hyde e Lowell Wood, Active Climate Stabilization: Practical Physics-Based Approaches to Prevention of Climate Change, U.S. Department of Energy, 18 aprile 2002.
[16] http://www.nogeoingegneria.com/campo-elettromagnetico/5g-tutti-i-nomi-smascherati-i-conflitti-dinteressi-nella-protezione-da-elettrosmog/; https://www.youtube.com/watch?v=ma6M-1PAQGw
[17] https://www.agi.it/estero/friday_future_leader-5122436/news/2019-03-11/
masse, prendere la parola durante queste manifestazioni e provare a raddrizzarne la linea
politica, annullando così quella manipolazione originaria da cui sono state contaminate. Se
sapremo contribuire ad incanalare il sacrosanto entusiasmo e la passione giovanile verso
proteste sempre più consapevoli e rivoluzionarie, tutto diventa possibile.