Di Marco Martini
Sabato 14 si è tenuta a Roma, presso l’elegante sala conferenze dell’Hotel Quirinale, l’assemblea costitutiva di Vox Italia. Il nuovo movimento è promosso dall’associazione Interesse Nazionale, che si ispira attivamente al pensiero di Diego Fusaro, e dal gruppo di Risorgimento Meridionale, capitanato da Francesco Toscano, che è anche presidente di Vox. Fusaro funge da garante e presidente onorario dell’organizzazione, che si è data un consiglio direttivo.
Ospite d’eccezione lo scrittore Francesco Amodeo, che ha tenuto un infuocato discorso contro la pavidità del governo gialloverde nell’affrontare i vertici dell’UE, indicando in questo uno dei punti dirimenti che hanno portato alla caduta dell’esecutivo, ed esortando le altre forze “sovraniste” ad avere più coraggio in futuro. Il pubblico, numerosissimo, che ha letteralmente affollato la pur spaziosa sala conferenze, ha seguito con grande partecipazione tutti gli interventi succedutisi, da quello del già citato Amodeo a quelli, non meno vibranti, di alcuni membri di punta del consiglio direttivo.
I segnali importanti venuti fuori dalla giornata sono diversi. Vox (che non ha alcun legame con l’omonimo partito spagnolo) si definisce “il primo partito ideologico dell’era post-ideologica”, ossia della post-modernità. Partito ideologico perché rintraccia le sue radici nella destra dei valori – famiglia, lealtà, amor di patria, rispetto per la religione e la spiritualità – e nella sinistra delle idee: anticapitalismo, giustizia sociale, difesa dei più deboli. Fusaro in particolare fissa nel pensiero di filosofi novecenteschi quali Gramsci e Gentile il punto di partenza per l’elaborazione attualizzata di un pensiero alternativo al mainstream. L’ideologia per Vox rappresenta un caposaldo: secondo Francesco Toscano, chi non ne possiede è una “prostituta intellettuale”, pronta a vendersi al miglior offerente. La fase attuale di Vox è quella del ragionamento e della “semina” delle sue idee tra le persone.
La ripoliticizzazione delle masse è considerata un’attività imprescindibile, da qui l’esigenza di creare una scuola di formazione politica capace di formare adeguatamente candidati ed eletti. La scuola rappresenta una bella sfida, di non facile soluzione: non avendo altri finanziatori che non siano gli iscritti, la scuola sarà tutta sulle spalle del partito. L’idea è meritevole, visto anche il grave deficit di preparazione politica mostrato dai parlamentari di ogni schieramento nel periodo successivo alla caduta della prima repubblica; l’applicazione concreta non sarà semplice, e andrà gestita al meglio dal direttivo, onde evitare un impasse che potrebbe avere ripercussioni anche importanti sull’intera organizzazione.
L’uscita dal capitalismo riecheggia negli interventi di quasi tutti i protagonisti, a partire da Nino Galloni, che invoca un “cambio di paradigma” che porti a questo risultato storico. Non viene però indicato un percorso ben definito capace di arrivare all’obiettivo, segno che il lavoro di elaborazione da svolgere all’interno dell’organizzazione è appena all’inizio. La questione dell’uscita dal capitalismo e della supposta adozione del socialismo andrà affrontata con grande attenzione, poiché nei giorni precedenti l’assemblea veniva spesso usato, anche dallo stesso Fusaro, il termine “keynesismo”, che è altra cosa rispetto al socialismo, e rischia di indurre confusione tra i possibili aderenti, oltre che verso l’esterno. Il keynesismo rimane una forma di capitalismo, indubbiamente più “buona” per le masse rispetto al neoliberismo, che è un vero e proprio strumento di appropriazione di risorse dal basso da parte delle classi dominanti.
L’indice di Gini, che misura il livello di disuguaglianza all’interno di una società, è sensibilmente aumentato negli ultimi trent’anni in tutto il mondo, a causa del passaggio dal capitalismo keynesiano – volto a combattere la disoccupazione e a favorire gli investimenti pubblici – al modello neoliberista, in cui il mercato regna incontrastato. L’uscita dal capitalismo significa andare oltre anche rispetto al recupero del keynesismo, che al più potrebbe svolgere un ruolo di transizione verso un modello economico orientato al bene comune e alla cooperazione. E’ importante che Vox metta bene a fuoco questo tema.
Un’altra tematica che aleggia nel corso di tutta l’assemblea, senza venire approfondita in modo puntuale se non dall’intervento di un partecipante vero la fine dell’evento, è la geopolitica. L’inquadramento dell’Italia nella NATO viene solo sfiorato, visto che i temi più dibattuti vertono principalmente su questioni di politica interna, economiche e- con Fusaro – filosofiche. Va sottolineato tuttavia che Toscano accenna all’importanza di conoscere lo scenario politico internazionale, annunciando che questo tema ricoprirà un peso importante nella scuola di formazione.
Altro tema che andrà sviluppato adeguatamente, di basilare importanza, è l’organizzazione territoriale. Vox dovrà sapersi sviluppare capillarmente sul territorio nazionale, pena una debolezza strutturale che potrebbe rendere vana l’intera operazione. Chi ha già svolto questa attività ne conosce le insidie: i territori rivestono per qualsiasi partito una straordinaria risorsa, intellettuale e materiale, se ben gestiti. Un’amministrazione approssimativa dei gruppi locali porta qualsiasi movimento, a prescindere dalla bontà delle intenzioni, all’ininfluenza, sul medio-lungo periodo.
In conclusione, Vox presenta molti aspetti ideali positivi che potrebbero dare una svolta al variegato mondo sovranista (si segnala anche l’intervento, in parte critico ma costruttivo e fraterno, di Moreno Pasquinelli, tra i promotori della manifestazione sovranista del 12 ottobre). Sabato è stato posto un seme nel terreno, un terreno ben predisposto a una crescita vigorosa della pianta. Spetta ora ai giardinieri un lavoro di cura non banale, che prenda in considerazione tutti gli elementi necessari per arrivare a cogliere i frutti di uno sforzo collettivo indispensabile per la rinascita di questo tormentato Paese.