Un nuovo Centro di Gravità.

Di Piero Cammerinesi – articolo originale disponibile su Libero Pensare

Se è vero che dalle crisi nascono le migliori opportunità di crescita ciò è ancor più vero quando le crisi sono globali, anzi sistemiche.
E quella che il nostro mondo sta attraversando, anche se non tutti se ne rendono conto lucidamente, distratti ed irretiti dalla falsa narrativa imposta dai media mainstream è una crisi che investe simultaneamente ogni campo dello scibile e dell’azione umani.
Ci troviamo immersi in una narrativa chetende a denigrare, irridere o addirittura proibire ogni pensiero che non sia politically correct, con l’obiettivo manifesto di realizzare sulla Terra un global thinking, un pensiero unico, la vera finalità della globalizzazione.
Un pensiero unico che ha asservito nella quasi totalità il mondo della comunicazione, della tecnologia, rendendo il liberismo di fatto un dogma, condizionando ogni riflessione sull’ambiente, sull’economia, sulla scienza e sulla corsa agli armamenti.
Questo stato di cose è il prodotto della particolare visione oggi imposta dell’essere umano e del suo posto nel pianeta, una visione profondamente malata dalla quale è indispensabile prendere le distanze.
Ma per farlo – prima di poter pensare alle soluzioni – è necessario comprendere il presente, vale a dire disegnare una mappa del nostro mondo.

E proprio questo è stato l’obiettivo del lancio di Centro di Gravità, che si è tenuto a Roma il 1 e il 2 Febbraio scorso.
Un progetto che ha visto la partecipazione di un gruppo – cui ho il privilegio di appartenere – di intellettuali, scienziati, giornalisti, economisti, provenienti dalle più diverse formazioni e ambiti culturali e professionali, che hanno raccolto l’appello di Giulietto Chiesa, giornalista e fondatore di Pandora TV,  per l’esplorazione di una mappa della situazione del complesso periodo di transizione in cui ci troviamo e nel quale stanno convergendo contemporaneamente, da campi totalmente diversi, più crisi con accelerazione sempre crescente. E forse una delle cose che ha lasciato una impressione più marcata negli animi dei partecipanti a questi due densi giorni di lavoro è stato proprio il rendersi conto di tentare qualcosa di molto speciale, vale a dire cercare una unitarietà di risultati partendo da posizioni politiche, ideologiche, culturali, professionali, radicalmente diverse.

Il silenzio nell’ascolto degli altri – abbiamo avuto 6/7 minuti ciascuno per sintetizzare pubblicamente le proprie riflessioni sulla situazione attuale del mondo – il rispetto di ogni punto di vista, la dichiarata soddisfazione nell’aver identificato, grazie agli altri, nuove contrade di quella mappa del nostro mondo le cui diseguaglianze, ingiustizie, devastazioni, disastri economici ed ambientali, minacce di guerre che ci mettono davanti al rischio di distruzione del pianeta, sono stati segnali di un nuovo modo di affrontare i gravi problemi che ci circondano. 
Basti solo pensare che oggi le 8 persone più ricche del globo detengono tanta ricchezza quanto i 3,7 miliardi più poveri.

Si è partiti dalla consapevolezza che per creare una mappa del presente è necessario partire dall’individuazione dei paradigmi che paralizzano l’intelligenza collettiva; definire un’agenda per smontarli uno ad uno e da lì individuare i paradigmi alternativi.

La mancata consapevolezza di tali paradigmi da parte di buona parte dell’umanità ha lasciato spazio alla falsa narrativa, al modo in cui la realtà ci viene descritta, proposta, interpretata. Buona parte della sofferenza umana è dovuta a narrative false credute vere, dalla sofferenza psicologica del singolo individuo alla sofferenza generale provocata da strutture di potere internazionali che esercitano la violenza e l’oppressione mediante la propaganda.
La maggior parte delle vite delle persone è dominata dalla narrativa politica, storica, scientifica, religiosa che viene proposta (e imposta) dall’establishment.

Infatti, chi controlla la narrativa controlla il mondo.  

Si tratta di un orwelliano sistema di mediasocial networks, università, istituzioni statali, polizie di ogni genere, servizi segreti, società analitiche private e pubbliche, istituzioni di insegnamento di ogni ordine e grado, che agiscono per controllare e reprimere ogni insorgenza di pericolo per il sistema.

E, per quanto riguarda chi si occupa di informazione, o si allinea alla narrativa ufficiale o viene spazzato via. Abbiamo assistito negli ultimi anni – a partire da Edward Snowden, Julian Assange, Jamal Khashoggi, Daphne Caruana Galizia, Jan Kuciak, per citare solo i più noti – ad una spietata repressione della libera informazione.
Dal rapporto Reporter senza frontiere sappiamo che i giornalisti uccisi in tutto il mondo nel 2019 sono stati 49, e quasi 400 quelli incarcerati.

Ma i due aspetti più emblematici di questa spietata repressione della libertà di stampa sono 1) che la maggior parte dei cronisti è stata assassinata non in contesti bellici, ma per inchieste, per denuncia di verità scomode e 2) che 9 casi su 10 restano impuniti.

Il che la dice lunga sui moventi e sopratutto sui mandanti.

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Come è possibile allora divulgare verità invece di menzogne se il Leviatano del XXI secolo si fonda su questo apparato, che ha dimensioni  e pervasività inimmaginabili sino a pochi decenni fa e che utilizza tecnologie sempre più raffinate per il controllo globale?
Tale è oggi il modo in cui determinate forze – chiamatele fratellanze oscure o élite mondialiste o piramidi di potere neo-oligarchiche – lavorano per paralizzare pensare, sentire e volere, in modo da creare l’uomo nuovo, totalmente asservito alla realtà virtuale, quell’uomo-macchina che, grazie alla totale immersione nel mondo delle immagini virtuali, dei chip sottopelle, dell’incremento esponenziale delle ludopatie e dell’addiction ai dispositivi digitali sia facilmente manipolabile socialmente da chi esercita la governance mondiale.
Questo è il reale obiettivo del cosiddetto Transumanesimo, oggi così tanto magnificato.

Come è possibile allora difendersi da tale pericolo mortale se sono gli stessi cittadini – siamo noi – a fornire spontaneamente i dati personali con aggiornamenti giornalieri sugli stati d’animo, le idee e gli spostamenti tramite Facebook, Instagram, Twitter, Maps, etc?
Così come siamo sempre noi ad accettare di modificare i nostri connotati naturali per potenziare i nostri sensi, i nostri arti e fonderci, mediante una molteplicità di protesi, con le macchine (Transumanesimo, tecnologie GNR, etc).

La sfida per la nostra civiltà è dunque certamente molto impegnativa – e verrebbe da dire, vista la posta in gioco, che è una questione di vita o di morte – ma ineludibile.
D’altra parte in nessuna fase della storia umana le soluzioni sono venute dall’alto ma sempre da libere associazioni di esseri umani che, acquisendo una consapevolezza ed una coscienza superiori, hanno poi tracciato il cammino per gli altri.
Il presente non fa certamente eccezione e questo progetto di un nuovo Centro di Gravità potrebbe riservare notevoli sorprese.

Sono certo che ne risentirete presto parlare.